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martedì 7 febbraio 2017

LA LA LAND: come distruggere la storia del Musical Americano

Anni e anni spesi a vedere e rivedere Grease, Hair, Footloose, Tutti insieme appassionatamente e poi arriva Damien Chazelle che ha pressappoco la mia età e distrugge il mio genere di film preferito bombardando il mondo di pubblicità su questo “meraviglioso” La La Land. Ma voi lo avete visto? 


Se ancora non siete andati al cinema, non buttate i vostri soldi. Non vale la pena. Se credete di andare a vedere “il nuovo classico di domani” mi dispiace deludere le vostre aspettative. Mi devono cadere le mani se mai farò vedere questo film a mio figlio! Successo, Hollywood, soldi...per ottenerli bisogna fare i conti con le bollette, sposare gente che conta, mettere da parte le proprie passioni e scendere a patti con il mondo reale. Ok, se volevo vedere un film sulla società moderna non sceglievo un musical, caro il mio Damien.

Se volevo vedere una storia d’amore andata male sceglievo Julieta di Almodovar; se volevo vedere un film realistico andavo a vedere Jackie; se volevo piangere un po’ andavo a vedere Collateral Beauty; ma io volevo vedere un musical! Volevo ballare nella mia testa e continuare a rivedere i passi di magnifiche coreografie per tutta la notte nella mia testa. 

Tre. Sono tre le scene in cui si vede un balletto. Una, dico una, la canzone che riesco vagamente a ricordarmi (e l’unica per la quale questo film vincerà un Oscar, spero). I protagonisti sono stonati e per quanto io adori Emma Stone le suggerirei qualche altra lezione di danza prima di cimentarsi ancora una volta in un musical. Che poi musical non è se non per i primi 30 minuti. 

Ma allora, dico io, perché ci avete bombardato di pubblicità facendolo passare per quello che non è? Perché ci illudete di andare a vedere una storia all’altezza di Ballando sotto la pioggia se poi si canta e si balla solo la prima mezz’ora? 

SPOILER – ALLERTA SPOILER
Perché diavolo due che possono volare e baciarsi fra le nuvole alla fine non stanno insieme? E poi cosa mi significa mezz’ora di flashback per riscrivere tutto il film e poi dire che era solo un’ipotesi? Volevi lasciare il finale aperto al pubblico, caro Damien? Allora fatti spiegare come si fa. 

Morale: la nostra società contemporanea è così priva di qualsiasi romanticismo e passione che non siamo più capaci nemmeno di capire che un musical non ha bisogno di “realismo” per essere tale. Ha bisogno di musica, ballo e scenografia. Fine. Siamo così aridi dentro che il mio non-amico Damien ha pensato che un bel happy-ending sarebbe stato banale e ce l’ha fatta a mazzette con flashback e rewind di ogni tipo perché secondo me, alla fine, non era convinto manco lui di questa sceneggiatura. E faceva bene. Lento, noioso, senza dialoghi, infinito.

 Ridatemi i musical veri. Lasciatemi sognare e cantare e ballare.