Pagine

sabato 7 novembre 2015

Sogni di celluloide

Perché Anne Hathaway continua a riempire le nostre teste di false speranze, aspirazioni irraggiungibili e felicità inafferrabili?

Io la adoro, partiamo da questo presupposto. E adoro tutte le commedie amiricane con un lieto fine scontato e stupendo. Perché sono cresciuta con le favole Disney e Sex an the City (che alla fine altro non è che la versione pop-porno delle principesse animate). Sono cresciuta con Piccolo Principe e la più ferma convinzione che ogni cosa alla fine va per il verso giusto per il solo potere del sorriso.

Ma superato il primo quarto di secolo inizia la precipitazione di tutti di castelli di sabbia della nostra spiaggia mentale. E un po' ora me la prendo con Anne. 

Quando ero ancora a scuola un po' bruttina e cicciottella lei era la sfigata Pretty Princess che si trasforma in cigno. Quando volevo fare la giornalista di moda lei era alle prese con Miranda e gli stivali di Dolce&Gabbana. Quando ho iniziato ad avere l'età (e il fidanzato) per sposarmi ecco che incarna i panni della sposa con la commare Kate Hudson. E, infine, quando dopo tre anni di lavoro da dipendente ho deciso che voglio fare l'imprenditrice eccola la a vestire i panni della creativa manager di Brooklyn con lo stagista Robert De Niro

Adesso basta cara Anne! O inizi a fare ruoli più realistici o smetterò di venerarti come mia attrice preferita. Basta con i sogni da femminista dolce e innocente. Basta con valori come lealtà, sincerità e bontà d'animo. Parliamoci chiaro: il mondo del lavoro è decisamente diverso. Non puoi prendere gli abiti dallo shooting del giornale in cui lavori; non puoi indossare l'abito da sposa di tua madre ed essere una gran figa; non puoi scoprire a 18anni di essere una principessa di un regno felice e ricco; e non puoi in 18mesi far nascere il primo e-commerce di moda e diventarne unica direttrice e proprietaria; e soprattutto non si può girare in ufficio in bici e stare simpatica a tutti (se si è il capo). Ecco, l'ho detto. Adesso odiatemi popolo commedia-dipendente. Odiate la realtà e cercate di entrare nello schermo del cinema dove i sogni diventano pellicola e almeno portano soldi (a chi li produce).