Lucine di Natale che illuminano le strade. Alberi che affiorano fieri dalle finestre. Giardini addobbati come nei migliori film americani. Perfino i lavavetri subiscono il fascino del Natale con i loro cappelli rossi. O forse per loro è solo un modo più semplice di convincerci a cacciare fuori 50 cent. Che senso ha il Natale per loro? Per tutti i ragazzi stranieri che si trovano oggi nelle nostre strade? Che senso ha per chi è solo, senza famiglia? Che senso ha per chi è lontano dalla famiglia per lavoro?
Per gli studenti vuol dire vacanze e lunghe dormite.
Per i miei gatti vuol dire un nuovo gioco con cui passare il tempo (tirare le palline giù dall’albero o arrampicarsi fino alla cima).
Per i supermercati vuol dire il doppio dei turni.
Per le chiese vuol dire più panche per tutti gli inaspettati ospiti.
Per le mamme vuol dire cucinare quantità esagerate, mal di schiena e piatti da lavare.
Per i bambini regali da scartare.
Per gli abeti vuol dire niente aria e spazio per le radici.
E per voi, che senso ha il Natale?
Penso e ripenso a tutte queste ciniche considerazioni ma non riesco a smettere di essere felice. Perché sono un’intramontabile sostenitrice del Natale. E se per il 90% del mondo significa solo acquistare un panettone per beneficenza e sentirsi migliori, ben venga. Dovrebbe essere Natale almeno 3 volte all’anno.
Per me Natale è un po’ tirare le somme di quello che ho combinato in un anno. E anche se dentro ci stanno una marea di cazzate, alla fine mi perdono perché a Natale sono più buona anche con me stessa.