Pagine

martedì 15 dicembre 2015

Delirio pre natalizio

Igers Messina: il Presepe di Ganzirri

Lucine di Natale che illuminano le strade. Alberi che affiorano fieri dalle finestre. Giardini addobbati come nei migliori film americani. Perfino i lavavetri subiscono il fascino del Natale con i loro cappelli rossi. O forse per loro è solo un modo più semplice di convincerci a cacciare fuori 50 cent. Che senso ha il Natale per loro? Per tutti i ragazzi stranieri che si trovano oggi nelle nostre strade? Che senso ha per chi è solo, senza famiglia? Che senso ha per chi è lontano dalla famiglia per lavoro?  
Per i commercianti vuol dire più entrate in un mese.
Per gli studenti vuol dire vacanze e lunghe dormite. 
Per i miei gatti vuol dire un nuovo gioco con cui passare il tempo (tirare le palline giù dall’albero o arrampicarsi fino alla cima). 
Per i supermercati vuol dire il doppio dei turni. 
Per le chiese vuol dire più panche per tutti gli inaspettati ospiti. 
Per le mamme vuol dire cucinare quantità esagerate, mal di schiena e piatti da lavare. 
Per i bambini regali da scartare. 
Per gli abeti vuol dire niente aria e spazio per le radici. 
E per voi, che senso ha il Natale? 

Penso e ripenso a tutte queste ciniche considerazioni ma non riesco a smettere di essere felice. Perché sono un’intramontabile sostenitrice del Natale. E se per il 90% del mondo significa solo acquistare un panettone per beneficenza e sentirsi migliori, ben venga. Dovrebbe essere Natale almeno 3 volte all’anno. 

Per me Natale è un po’ tirare le somme di quello che ho combinato in un anno. E anche se dentro ci stanno una marea di cazzate, alla fine mi perdono perché a Natale sono più buona anche con me stessa.