23:30 il volo è stato cancellato causa neve. Alitalia decide
deliberatamente di spostarmi nel volo delle 6:20 che ho la possibilità di
raggiungere in due modi: a nuoto sfidando Grillo; o con la Caronte delle 4
accompagnata dall’amato cognato che con il sorriso sulle labbra me lo
rinfaccerà per tutto l’anno.
00:30 dopo attimi di panico riesco a parlare con Cristina
dell’Alitalia e spostare il volo di un giorno. Ma, rullo di tamburi, nevica
ancora e sullo Stretto si abbatte la tempesta di Dio.
8:30 l’aliscafo per Reggio non parte nemmeno se mi metto in
ginocchio e da Villa come cavolo si arriva all’aeroporto con 2 valigie (34Kg
totali) il pc e la borsa che pesa quanto quella di Mary Poppins?
9:00 per fortuna ci sono gli angeli. Il mio oggi si chiama
Pietro. All’uscita dell’aliscafo mi aspettava con due forti braccia e una Punto
scura nella quale ho fatto entrare anche la signora con cui ho fatto amicizia
in mare. La poverina non sapeva come arrivare a prendere il volo per Venezia e
somigliava tanto alla signora dei piccioni di “Mamma ho perso l’aereo”! e, a
dire il vero, anche un signore con il quale in aliscafo non ho parlato ma che
avendo sentito che avevo l’autista ne ha approfittato per farsi lasciare
all’università (non c’è mai fine alla sfacciataggine umana).
10:10 arrivo in tempo all’aeroporto e la signorina
dell’Alitalia mi rimprovera: la caciotta di formaggio e il chilo di pane che mamma
ha infilato nel bagaglio all’ultimo minuto rischiano di farmi pagare
l’eccedenza. Sorrido e imploro pietà, la mamma è sempre la mamma.
10.30 il mio angelo custode non mi abbandona e aspetta di
vedermi passare il controllo, a piedi nudi. I biker borchiati suonano al metal
detector.
10:45 vorrei un po’ d’acqua, ma il bar del gate apre proprio
quando è il mio turno per salire sull’aereo.
11:00 il mio posto lato finestrino uscita di emergenza
accuratamente selezionato è occupato da un distinto signore dai capelli bianchi
e la vista appannata.
11:15 decollo e inizio a leggere il mio Glamour. Poco dopo
l’Hostes mi offre da bere e uno snack. Inutile dire che volevo quello salato e
c’era solo quello dolce che è sempre una porcheria, altro che biscotti di nonna
Maria (si chiamano così, davvero).
12:15 atterro in anticipo a Roma e riesco senza problemi a
trovare il gate per il cambio del volo. Peccato che continui a cambiare ogni
tre minuti. Riesco anche ad andare in bagno senza perdere il cappotto, la
sciarpa, la borsa, il pc o il trolley (incredibile!). Mi siedo in un posto
riparato e tranquillo (o almeno così pensavo) e una carrettata di francesi
decide che sono la vicina di attesa più carina di tutto l’aeroporto. Biascicano
qualcosa nella loro lingua, mi spostano borsa, trolley, cappotto e sciarpa e
occupano con molta gentilezza (tipica di questo popolo m.n.f.) il mio sedile. Come
se non bastasse il WiFi di Roma Fiumicino è una ciofeca (addio Ruzzle) e ancora
è solo mattina!